Dicono di noi - BioTexCom Italia
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Le vostre storie ci emozionano..

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Intraprendere un percorso di Fecondazione Assistita si­gnifica aprire il nostro cuore per incontrare il bimbo che affonderà il proprio visino tra le nostre braccia. E noi respireremo il suo profumo mille volte al giorno, respirando l’aria che ci ricorda il cielo azzurro di Kiev e i volti dei medici Biotexcom che ci hanno aiutato. In quel momento ci riconosceremo come genitori e figli, al di là della genetica e del Dna, oltre ogni percorso e fatica affrontata per giungere fino a quel fotogramma di vita. Perché aprire il cuore vuol dire sapere che potremo far­ci male, potrà essere difficile, ma la mèta ripagherà il viaggio. E tutto il dolore avrà un significato.
“Ciao tesoro sono le tre di notte e sono sveglia. Ma quan­do arrivi? Dove sei? Mi piace pensarti come un angiolet­to indaffarato, ma ancor di più ti immagino qui con noi.” Mancavano ancora quattro anni ad abbracciarti, e ne avevo trascorsi già tre inseguendoti senza sosta. Mi sve­gliavo di notte e scrivevo un diario per il dolore che do­vevo tirare fuori e non riuscivo a zittire, nell’attesa di te.
Sono incinta spontaneamente, due gemelli omozigoti, una gravidanza bellissima per i primi mesi. Poi di colpo si apre un baratro. Un gemello vola via e l’altro nasce, d’urgenza, prematuro. Mi aggrappo a te, piccolo mio, che mi permetti di respirare in mezzo a questo dolore talmente improvviso, da non permettermi di mettere a fuoco cosa sta accadendo. Mi trascino tra la terapia intensiva e le visite, i controlli, le ricadute e i ricoveri che si susseguono per i primi mesi della nostra vita insieme. E insieme a noi tre, superstiti, c’è anche il tuo fratellino, di cui ti parliamo da sempre. E proprio un altro fratellino è ciò che tu insistentemente ci chiedi e che noi desideriamo immensamente. Eppure non arriva, le gravidanze si instaurano, ma è un incal­zare di aborti, di lutti e di perdite, ancora. Inizia così il nostro percorso di Pma, con un numero di omologhe del quale ho perso il conto, fino ad approdare in Biotexcom, dove la diagnosi ci porta sulla strada di una doppia donazione: ci servono due donatori per ave­re il nostro sogno. Non è un boccone facile da digerire, ma il desiderio è troppo grande per lasciare la strada intentata. Ed eccoci ripagati da un figlio che amiamo così tanto e che porta con sé così tanti aspetti di mamma e papà, da farci dubitare a volte di aver affrontato una doppia eterologa. La nostra famiglia è adesso composta da cinque per­sone, e ognuno dei nostri figli ha una storia diversa e intrecciata a quella dei propri fratelli. È stato un avvicendarsi di sfide durissime che ci hanno messo alla prova sul piano emotivo e su quello fisico: il mio corpo ne è uscito appesantito e trasformato, e an­che questo è un tassello da accettare. Nessuno sa della nostra scelta, abbiamo viaggiato all’e­stero mantenendo il segreto per noi. Eppure arriverà il momento in cui inizieremo a raccontare ai nostri figli che esiste la genetica e che questa cosa li riguarda pro­fondamente. Sarà complicato spiegarlo, speriamo non sia difficile per loro comprenderlo. La Fecondazione Eterologa è un’esperienza di vita che ci ha cambiato radicalmente; sembra una frase fatta, ma noi l’abbiamo vissuta in prima persona, in termini di decisioni e sofferenze. Amiamo i nostri figli in identica misura, incondizionatamente, ma il loro percorso per raggiungerci è stato profondamente diverso ed è parte integrante del loro essere persone e della loro identità. La me stessa di tanti anni fa non approvava l’idea della fecondazione in vitro. La mia esperienza mi ha portato a dire di sì a una doppia eterologa, perché quando sulla bilancia devi soppesare le tue vecchie convinzioni e i desideri più intimi, allora accade qualcosa che ti tra­sforma e i compromessi non sono più così difficili da accettare, ma diventano un trampolino per spiccare il salto fino a prendere la luna.

Vi ringraziamo con tutto il nostro cuore per il lavoro fatto bene e in modo professionale. Tutto è stato gestito il più rapidamente possibile con il supporto all’altezza del nome che vi siete fatti. Possiamo solo dire grazie! Grazie di cuore!

Fin da bambina avevo un sogno: diventare mamma. E come un presentimento, la paura di non riuscirci mi ha sempre accompagnato in modo parallelo. Non avrei mai accettato una vita senza figli, questo era il mio pun­to fermo: il senso compiuto della mia esistenza sarebbe arrivato con un uomo vicino e un cucciolo da accom­pagnare nel mondo. Questa certezza cresceva con me. Ho passato nove anni della mia vita a lottare per rag­giungere il mio scopo: non esisteva altro che provare, provare e provare. Gli esami ormai me li prescrivevo da sola perché nessun medico riusciva a capire dove fosse il problema. Sono arrivata alla depressione, piangevo in continuazione e mi ero chiusa a riccio con il resto del mondo, avviluppata da una coltre di dolore attraverso la quale non riuscivo più a vedere nulla. Preferivo non uscire, perché l’idea di poter incontrare un pancione mi metteva una tristezza infinita. Ero arrabbiata con il mondo intero perché, per tutte le donne che conoscevo, rimanere incinta era la cosa più naturale, mentre per me era ormai un’ossessione. C’erano giorni in cui dicevo “Vorrei vivere per qualche ora con la testa di un’altra persona”; non ce la facevo più, sopravvivevo ma non vivevo. Trovavo le forze solo perché sapevo che erano necessarie per affrontare il tentativo successi­vo, nonostante la delusione, il senso di vuoto e di im­potenza prendessero sempre più spesso il sopravvento. Dodici negativi, una biochimica e un test positivo. Non mi sono mai presa del tempo per una pausa, non ne ve­devo il motivo. Ho avuto la fortuna di avere un compa­gno e una famiglia che mi hanno sempre supportata in ogni scelta e hanno creduto in questo sogno quanto me. Oggi, se mi volto indietro e riguardo la strada fatta, sono fiera di me stessa perché ho sempre trovato la grinta per riprovare, nonostante ogni volta mi sembrasse impossi­bile. Ed ora sono la donna più felice del mondo perché sono stata ripagata con il miglior regalo che la vita po­tesse darmi, grazie alla Biotexcom. Il mio cucciolo, l’amore più grande. Tra di noi è subito stata magia. Sembra assurdo, ma dal giorno dopo il transfer ho capito che quella volta c’era qualcosa di diverso. Accarezzavo la pancia e parlavo con lui ogni giorno; sapevamo fin dall’inizio che era un maschietto grazie all’analisi preimpianto. Lui mi aiu­tava a superare le mie paure mandandomi dei segnali inizialmente con un po’ di nausea e poi con i suoi movi­menti. Nove mesi straordinariamente magici che custo­dirò per sempre nel mio cuore.

Grazie alla Biotexcom di Kiev io e mia moglie abbiamo realizzato il nostro sogno più bello dopo 9 lunghissimi anni di sofferenze. Ora abbiamo una bellissima bimba di un anno e mezzo.. e speriamo di tornare e fare il secondo figlio. Un abbraccio a voi tutti, è stato meraviglioso conoscervi. Un bacio a Yuliiaaa

Altro tentativo. Altro fallimento. Altri esami e il solito ignoto motivo di non attecchimento. Volevamo sbattere la testa contro il muro. Mi ero sempre ripromessa che, finché avessi avuto un’età idonea e il conto in banca me l’avesse permesso, avrei puntato il tutto per tutto…ma i dubbi a un certo punto assalgono anche il più assiduo sostenitore dei tentativi consecutivi. Aveva senso tutto ciò? Ci stavamo giocando la vita inseguendo qualcosa che non avrebbe mai fatto parte di noi, rovinandoci il presente, oltre al futuro, o era assennato seguire chi di­ceva “Se ti fermi ora non saprai se il prossimo tentativo potrebbe essere quello giusto”? Grazie Biotexcom per aver realizzato quel che temevo non si sarebbe mai avverato.

Clinica davvero ottima e sicuramente tra le migliori in circolazione, consigliata da una mia amica. Abbiamo dovuto affrontare un viaggio lungo per arrivare fin li ma ne è valsa la pena certamente. Consiglio la clinica a tutti  indipendentemente dai risultati positivi. Non vi dimenticheremo mai ♥

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Tutto iniziò 3 anni fa quando dopo un anno di rapporti mirati il nostro bimbo non arrivava.
A questo punto ci sottoponiamo, io e mio marito, ad una serie estenuante di esami di controllo a cui si giunge alla diagnosi: scarsità di ovociti anche un po’ vecchiotti vista la mia età …40 anni. E ora? Che fare? Una doccia fredda ci stava piovendo addosso.
Dopo il primo shock iniziale eravamo più desiderosi di prima di avere un figlio e iniziamo a documentarci su tutte le forme di procreazione assistita.
Volendo potevamo ancora provare la strada della fecondazione omologa ma le percentuali di successo erano molto scarse vista la mia età e così nonostante il mio scetticismo iniziale mi informo bene sull’ETEROLOGA, questo trattamento non da tutti condiviso.
In Italia è vietata e quindi bisogna andare all’estero. Si ma dove? Internet è pieno di cliniche estere che offrono pacchetti, trattamenti personalizzati. Optiamo per una clinica Spagnola che aveva la sede a Madrid , la città della nostra prima vacanza da fidanzati: magari ci porterà fortuna! La clinica è piccola ma accogliente e la dottoressa che ci ha illustrato tutto il procedimento con un ottimo italiano è gentile e sensibile. Ci piace! La clinica sceglie la donatrice idonea considerando il mio fenotipo e a questo punto, con il mio sacchetto di farmaci da prendere, inizia la sincronizzazione con la donatrice. Praticamente si deve fare in modo che il mio endometrio, come in natura, deve essere in grado di accogliere l’embrione e tutto questo deve avvenire in concomitanza con la donatrice alla quale verranno prelevati gli ovociti e fatti fecondare in vitro. Dopo 4 giorni in vitro siamo riusciti ad ottenere 4 blastocisti di ottima qualità e viene effettuato il transfer. Ci rechiamo a Madrid il giorno del PICK UP ovvero quando alla donatrice vengono prelevati gli ovociti e vengono fatti fecondare con il liquido seminale di mio marito. Rimaniamo lì i 4 giorni successivi fino al giorno del fatidico TRANSFER. In una saletta mi vesto con i paramenti monouso come prima di un intervento ed entro in questa sala operatoria dove con ecografo alla mano la dottoressa inserisce i miei blastocisti. Torno nella cameretta di prima dove mi aspetta mio marito e rimango lì sdraiata un’oretta in cui tanti pensieri positivi prendono forma. Trascorrono 14 giorni e giungiamo al giorno del controllo delle nostre Beta hcg … Arriva l’email con l’esito … ansia… terrore.. speranze… apro l’allegato…. E il risultato è : negativo, No!!!… non è possibile… ora la rabbia e il dolore prendono il sopravvento. Dopo aver metabolizzato che nulla era accaduto penso ai miei due blastocisti che a nostra volta avevamo crioconservato: c’è ancora una piccola speranza!! Ripetiamo lo stesso iter della prima volta con tanta speranza ma con la consapevolezza che può anche questo non andare a buon fine. Arriva così il giorno delle beta e anche stavolta il dato evidenzia che c’era stato un attecchimento ma non aveva proseguito la sua esistenza. Basta!!… voglio cambiare centro… e soprattutto non mi voglio arrendere… voglio vincere io!!
Leggo i vari forum e scambio pareri con altre donne nella mia stessa situazione; questo mi fa sentire meno sola e battagliera. Esce fuori un centro in Ucraina che sembra essere ottimo, si chiama BioTexCom!!.. In Ucraina? Ma c’è la guerra adesso!… La decisione è presa: i passaporti li abbiamo fortunatamente sempre pronti e così dopo un colloquio telefonico si parte per visionare questa clinica. La clinica non è moderna come quella spagnola: l’arredamento un po’ old style ma tutto pulito ed ordinato. Optiamo per un pacchetto che ci propone 5 trattamenti ed il rimborso nel caso non andasse a buon fine. Mi sembra ottimo! Questa è la nostra ultima spiaggia o va così oppure basta… non posso neanche riempirmi di medicine neanche troppo leggere. Anche la mia salute è molto importante! Arriviamo al giorno del pick up … poi arriva il transfer …. Nei 14 giorni post transfer riposo come sempre … niente stress… e soprattutto cerco di non pensare e non farmi prendere dallo sconforto che anche questa volta andrà male… Ma ora ho altri tentativi… li abbiamo già pagati… quindi nel caso si fa un altro giretto e si visita meglio la bellissima città di Kiev. Stavolta andiamo di persona a ritirare gli esami: siamo io e mio marito con la busta chiusa in mano… davanti abbiamo il mare .. e un bel sole di inizio settembre scalda ancora.

Apriamo la busta: 704 … si esatto… le beta hcg alla quattordicesima giornata sono 704.

Chiamo il centro… chiedo se questo risultato è buono… e la risposta della mia referente italiana mi urla: SEI INCINTA!… con la contentezza che prova un’amica!… Pianti … pianti … e ancora pianti!.. ma sono di gioia stavolta! La strada è in salita… ma almeno ora la strada c’è… Tre mesi in cui stavo attenta a qualsiasi cosa: al cibo, ai luoghi non chiusi, al fumo passivo… e riposo e relax!! Questi mesi così importanti per l’attecchimento del mio piccolo embrioncino passano e lui rimane lì… ancorato e cresce…. Cresce…. Nonostante i mesi passassero l’idea che potessimo finalmente esaudire il nostro sogno non mi sembrava ancora reale… mi aspettavo la batosta da un momento all’altro. E invece arriva il nono mese… la gravidanza procede come tutte le gravidanze normali… con nausee.. e voglie… riempita di coccole e attenzioni… Ora sono qui con il mio piccolo Alessio… lo guardo e non penso che questo sia avvenuto grazie ad una donatrice esterna. Lei non esiste… Io me lo sono visto crescere dentro… è cresciuto grazie a me… ed è nato da me! Dicono anche che mi somigli… a volte mi viene da sorridere… ma lui non saprà mai quanto lo abbiamo desiderato e cosa abbiamo fatto per averlo.E’ il nostro bambino … e crescerà con tutto l’amore che possiamo dargli. ♥♥♥ (Fonte: Fecondazione Eterologa Italia)

Se dopo 9 anni di matrimonio ho ricevuto 2 miracoli è grazie alla meravigliosa Biotexcom! Mi avete salvato da un dolore interiore e colmato il mio vuoto premiandomi di 2 gemellini. Vi vogliamo bene a tutti voi..

Ricordo ancora il giorno in cui il ginecologo ci ha detto di aver solo un ultima possibilità.. l’ovodonazione. Non sapevamo cosa fosse, non pensavamo fosse così difficile diventare genitori. Dopo diversi trattamenti in Spagna con cliniche blasonate e ripetuti fallimenti, solo la Biotexcom ci ha regalato il nostro bimbo. Grazie di cuore da noi 3.

Mi guardo intorno e ancora non posso credere di aver­cela fatta. In sottofondo una ninnananna che accompa­gna i sogni di due splendide creature che miracolosa­mente hanno deciso di dormire contemporaneamente e mi concedono un attimo di respiro. È in questi momenti che una parte di me prova a rendersi conto che è tutto reale. Il miracolo vero non è il loro sonno, ma che loro siano qui con me e che io sia la loro mamma. Può sembrare una frase fatta, dopo anni di Pma e tentativi, ma chi conosce la mia storia sa che nulla mi è stato regalato. Niente è stato risparmiato a me al mio compagno, tanto che adesso riusciamo solo a chiederci dove abbiamo trovato tutto il coraggio che è servito per arrivare fino a qui. Una biochimica, beta zero, transfer con emorragia mediata, mesi di depressione, psicofarmaci, paura, lockdown, terrore di non riuscire più a ripartire…e poi l’ultimo tentativo. Beta meravigliose…anche troppo. Attecchimento multiplo. Riduzione embrionaria. Dolo­ri lancinanti e ricovero in ospedale. Operata d’urgen­za per una geu non rilevata ed esplosione di una tuba. Asportazione della tuba. Supero anche questa e loro con me. Loro: i miei gemelli sono salvi, sono con me! Covid. Nuovo ricovero. Inizio a perdere il conto di quan­ti giorni di gravidanza io abbia passato a casa, piuttosto che in un letto d’ospedale. Sono felice, ma non riesco a godermi il pancione perché sto ancora male. Infezioni, valori sballati, medici che non trovano le cause. Antido­lorifici e antibiotici come compagni di stanza. I valori di flussimetria non vanno bene, i bimbi crescono poco, soprattutto il maschietto va continuamente monitorato e io sono di nuovo ricoverata. I miei gioielli nascono presto e sono così piccoli e indi­fesi che all’inizio non possiamo nemmeno prenderli in braccio. Ma sono forti, tenaci e superano ogni avversità. “È il DNA ucraino! Merito della Biotexcom” ci scherziamo sopra. Io ho un’in­fezione, non meglio identificata, e non me li vogliono far accudire. Vado a trovarli tutti i giorni…e un giorno sono vittima di un incidente stradale. Mi estraggono dalle la­miere che mi comprimono e mi trasportano in elicottero nello stesso ospedale dove sono i miei figli. Le mie ami­che non ci credono, non può essere, anche questa! Eppure il mio compagno mi rassicura, mi trasmette una solidità incrollabile. “Ce la facciamo! Lei è una tosta!” scrive a chi chiede notizie. E piano piano io sono stata dimessa, i cuccioli hanno imparato a respirare, a man­giare, a fare la cacca e sono arrivati a casa, uno dopo l’altro. La nostra famiglia si è riunita il giorno esatto in cui sarebbero dovuti nascere! Quello è il vero comple­anno di noi quattro, più il nostro cane! Ecco perché fatico ancora a credere che questa norma­lità sia reale, e mi appare meravigliosa e impagabile no­nostante le fatiche quotidiane di gemelli di pochi mesi. Ho ancora paura perché gli eventi si sono sovrapposti a una tale velocità, togliendomi ogni volta una certezza, che a volte mi sembra di dover ancora fare la prepara­zione e partire per il transfer. E allora cerco di godermi i loro primi sorrisi, respirare il loro odore e ripetermi che sono stata coraggiosa!

Non solo uno ma ben due grazie a tutti voi! Eh si perchè dopo il primo trattamento ed il primo positivo con la nascita di Matilde.. siamo tornati e ci avete regalato un altro positivo, il suo fratellino Lorenzo. Adesso finalmente, la nostra famiglia è al completo. Un abbraccio a tutti e Buona fortuna. Grazie Santa Biotexcom!

..e tante tante altre!

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